C’è qualcosa che abbiamo perso nel pane di oggi. E non è solo questione di gusto. È una questione di verità. Di artigianalità. Di cultura.
In un’epoca in cui tutto corre, anche il pane viene spinto fuori dal suo tempo. E al suo posto, da ormai 30 anni sono protagonisti indiscussi nel 90 % dei laboratori artigianali mix di preparati, miglioratori, mix già pronti. Tutto per fare prima, tutto per fare uguale. Ma cosa ci rimane davvero in mano – e nello stomaco?
📍L’illusione del pane “facile”
Molti laboratori artigianali – anche quelli che ancora si definiscono tali – scelgono scorciatoie che compromettono la vera cultura del pane. Semilavorati industriali già dosati, farine “migliorate” con acido ascorbico (E300), enzimi, glutine secco e mono- e digliceridi degli acidi grassi sono diventati la norma.
Ma a cosa servono davvero?
L’acido ascorbico agisce come ossidante: gonfia gli impasti e li rende più lavorabili, ma impoverisce l’evoluzione naturale degli aromi.
Il glutine secco aumenta la tenuta delle farine scarse, simulando una forza che non hanno. Ma è un trucco, non un’abilità.
I coadiuvanti tecnologici velocizzano le fermentazioni, ma tolgono ogni controllo sensibile al panificatore.
Il risultato? Pani identici, aridi, che non raccontano nulla. Solo efficienza industriale. Ma l’artigiano non è un operatore. È un custode di fermenti, profumi, stagioni.
📚Una panificazione consapevole che educa, non che inganna
Ogni scorciatoia tecnologica, ogni bustina pronta, ogni “miglioratore” sottrae cultura all’artigiano. E sottrae potere educativo al pane.
Perché il pane non dovrebbe solo nutrire, ma insegnare. A riconoscere le mani che lo hanno impastato. A sentire il territorio da cui proviene. A rispettare i tempi della fermentazione naturale, dell’umidità interna, della crosta vera.
La panificazione consapevole è un atto politico e culturale. È la scelta di formare il futuro del pane non sull’omologazione, ma sulla conoscenza. È scegliere farine che non abbiano bisogno di trucchi. Magari locali. Magari imperfette. Ma vere.
🔥Noi non abbiamo mai ceduto
Nel nostro panificio di famiglia, da tre generazioni, il pane è ancora una questione di rispetto. Per la materia prima. Per le persone che lo mangiano. Per i territori da cui arrivano i cereali.
E continuiamo a farlo così. A mano. Con pasta madre vera. Con farine pulite. Con la consapevolezza che chi fa pane educa. Oppure inganna.
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